“Architetture
umanitarie”: tre
studentesse di architettura riprogettano il padiglione Iuav Glass House
per le ragazze del campo profughi di Diavata, Grecia. Si chiamerà “Spazio
Venezia”. Aperta una raccolta fondi
per realizzare il progetto |
30 maggio 2022
COMUNICATO STAMPA
Dal chiostro dei Tolentini al campo profughi di Diavata, in Grecia: è lungo
il viaggio della Glass House, il padiglione progettato da due
studenti di architettura Iuav per l’Open Day 2018, che per qualche anno
ha accolto e riparato sia dalla pioggia che dal troppo sole studenti,
studentesse, docenti e personale Iuav nel giardino dei Tolentini. Oggi darà
riparo e accoglienza alle ragazze del campo profughi di Diavata, a Salonicco,
grazie all’idea di tre studentesse del corso di laurea magistrale in
Architettura e Innovazione Iuav, diretto da Salvatore Russo, che al progetto
hanno dedicato la tesi "Architetture umanitarie: riprogettare la Iuav
Glass House per le ragazze del campo profughi di Diavata".
Elisabetta Gastaldon, Giulia Moro e Thuy Hong Nguyen sono
partite dall’idea di progettare un riparo emergenziale (shelter) e
da un viaggio che le ha portate in Grecia, al campo profughi di Diavata, per
conoscere dal vivo le condizioni dei rifugiati. Sono entrate in contatto con Quick Response Team (QRT), Ong greca
diretta da un italiano, che opera per fornire ai profughi un aiuto concreto a
partire dai beni di prima necessità (cibo, vestiti, coperte) e
dall’assistenza medica, ma propone anche a bambine, ragazze e donne
rifugiate attività didattiche e ricreative che permettano loro di vivere un
tempo migliore e di ricostruire all'interno del campo la normalità della quale
sono state private. Queste attività si svolgono nel quartier generale della Ong
che si trova accanto al campo di Diavata. E troveranno spazio nel padiglione
Iuav, che sarà collocato proprio qui e sarà destinato principalmente ad aula
di fotografia (ma non solo), con il supporto del fotografo Mattia Bidoli
(Flip), che lavora nel campo della cooperazione internazionale e ha avviato una
scuola di fotografia tramite la quale le rifugiate hanno l’opportunità di
partecipare a contest internazionali (nel 2021 Shabana Zahir, rifugiata afgana
nel campo di Diavata, ha vinto il Global Peace Photo Award).
L’idea di riutilizzare la struttura della Glass House Iuav per progettare
una costruzione utile da donare alla Ong è sembrata da subito la soluzione
più sostenibile, in una prospettiva di recycling coerente con
l’etica del progetto che si insegna all’Università Iuav.
Interamente realizzato con materiali derivati dal vetro, il padiglione Glass
House era rimasto qualche anno nel giardino adiacente il chiostro dei Tolentini
per essere poi smontato e depositato al Laboratorio di Scienza delle
Costruzioni Iuav in via Torino.
Agli elementi originari della costruzione se ne sono aggiunti altri, quali
un tavolato di base e serramenti con pannelli in policarbonato; le lamiere di
copertura originali sono state sostituite con altre coibentate.
Il padiglione avrà un nome italiano, come tutti gli altri spazi del QRT, e
si chiamerà Spazio Venezia per richiamare l’origine e la storia
della struttura.
Un accordo di collaborazione è stato firmato di recente tra Iuav e la Ong
NAOMI Workshop Thessaloniki che si occupa del supporto amministrativo della
missione del QRT. L’accordo promuove forme di cooperazione per sviluppare
la ricerca sul tema della crisi umanitaria e per favorire la realizzazione del
progetto.
Le tre studentesse Iuav hanno aperto una raccolta fondi sulla
piattaforma di crowdfunding GoFundMe per
sostenere le spese necessarie ad acquistare i nuovi elementi, trasportare e
montare il progetto. Vi si accede dal profilo instagram humanitarian.architectures, dove
Elisabetta, Giulia e Thuy Hong raccontano e condividono la loro storia di
architettura umanitaria.
Commenta Salvatore Russo, docente Iuav di Tecnica delle costruzioni e
relatore della tesi:
«È stata un’esperienza eccezionale dal punto di vista dell’utilità
sociale.
Non è scontato riuscire a concludere un progetto che abbia veramente al centro
l’altruismo e la solidarietà. E ci siamo riusciti. Il riutilizzo della
Glass House in un campo profughi - esperienza che speriamo di concludere e
portare a buon fine in tempi brevi - è un raro esempio di virtuosismo
pedagogico e accademico. Il merito va alle tre studentesse, ora architette, che
ci hanno creduto sino in fondo.»
Università Iuav di Venezia
Servizio Comunicazione
Cecilia Gualazzini
tel 041.257.1826 – 328.0314894
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