Menzione d’onore al concorso “The Wall”
per due studenti di Architettura Iuav
Davide Zaupa e
Giulia Bersani, studenti del corso di laurea in Architettura: tecniche e culture del progetto, hanno ricevuto la
menzione d’onore al concorso internazionale “The Wall”,
promosso da CODE
(Competitions For Designers) e con-fine Art.
“The Wall”
ha invitato creativi di tutto il mondo a re-interpretare il concetto di muro in
chiave artistico-espositiva.
L'iniziativa,
sostenuta da Regione Emilia Romagna, Città Metropolitana di Bologna ,
Università ed Accademia delle Belle Arti di Bologna e World Stage Design, ha
messo a disposizione un montepremi di € 10.000 per i progetti vincitori.
In giuria
personalità d'eccezione del mondo del design e delle arti visive: fra gli
altri, Arnaldo Pomodoro, Edoardo Tresoldi, Massimo Iosa Ghini, TAMassociati,
Franco Purini.
Leggi il brief
del concorso >>
Concept del progetto di Davide Zaupa e Giulia Bersani
«La
caratteristica principale dell’uomo contemporaneo è la sua completa
mancanza di caratteristiche. Senza nome, senza volto, senza età.
La sua
giornata non contiene quasi più nulla che sia riconducibile ad esperienza: non
la lettura del giornale, non il viaggio in metropolitana, non i minuti
trascorsi al volante di un’automobile in un ingorgo.
Torna a casa
la sera sfinito da una farragine di eventi, nessuno dei quali è diventato
esperienza. Questa si compie invece al di fuori dell’uomo, che la sta a
guardare con sollievo. Così avviene che l’uomo sia prigioniero della
propria realtà, non prendendone atto, ma divorandola. Non riconosce
l’autorità nella parola e nel racconto, in cui ogni evento diventa la
particella d’impurità intorno alla quale si addensa l’esperienza.
Provare una
straordinaria difficoltà a compiere una azione quotidiana è un dono del quale
bisogna essere riconoscenti
Ma in fondo a
questo rifiuto, è nascosto un granello di saggezza, in cui possiamo indovinare
il seme di un’esperienza futura, progettando un luogo logico in cui
questo seme possa maturare e diventare epifania. Uno spazio che non si risolve
da solo ma contiene tutti gli elementi per la sua soluzione.
Per questo
l’architettura è il luogo logico dell’esperienza. E il progetto è
racconto, che ci permette di disegnare, di vedere, di toccare il mondo e
l’uomo.
Da qui il
progetto di un muro duplice: l’impalcatura, simbolo delle costruzioni
mentali e dell’esperienza, e la maschera, mondo apparente e ingannevole.
L’uomo,
confuso dalla folla che cerca invano di descriversi, viene catturato da un
fantasma quale il cantiere, posto come un monumento, al centro della piazza.
Da qui si
snoda la matassa metallica dell’impalcatura, con le sue intersezioni e
giunture, di cui rimane estraneo solamente un elemento. Forbici. Il cantiere è
costellato di forbici, affiancate alla tela, oggetto dell’esperienza. Una
candida maschera contingente ai tubolari, macchiata soltanto dalla scritta
“cut”.
L’uomo
la guarda ma non la vede, poiché l’installazione è esperienza in potenza
.
Taglia la
maschera. E nel farlo, qualcosa in lui si rompe. Epifania. Sommerso da questo
evento, l’uomo osserva, attraverso la lacerazione, la folla. E la vede
con occhi diversi, i suoi.»
Cover del
progetto
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