UPWARDS/DOWNWARDS
Il teatro Andromeda di Lorenzo Reina
mostra
a cura di
Agostino De Rosa, Università Iuav di Venezia
Alessio Bortot, Università degli Studi di Trieste
Imago rerum, Università Iuav di Venezia
prodotta da
SoleLuna/Un ponte fra le culture
con il contributo di
Regione Siciliana Turismo e Sicilia Film Commission
1 luglio > 15 novembre
2024
GAM - Galleria d’Arte Moderna, Palermo
9.30 > 12 e 15 > 17
locandina >>
2 luglio 2024
tavola rotonda dedicata al lavoro di Lorenzo Reina
Sala dei 99, Palazzo Branciforte, Largo Gae Aulenti 2, Palermo
locandina >>
crediti
testi,
modelli digitali, scansioni laser, video, animazioni a cura di
Alessio
Bortot, Università degli Studi di Trieste,
Agostino
De Rosa, Università Iuav di Venezia,
Gabriella
Liva, Università Iuav di Venezia,
Damiano
Rossetto, Università Iuav di Venezia,
Imago
rerum, Università Iuav di Venezia
progetto e allestimenti
Imago rerum, Odd Agency, Fuori Catalogo
materiali audiovisivi
Pietra Pesante, regia di Davide Gambino
modello plastico
Università degli Studi di Palermo, Dipartimento di Architettura
Fabrizio Avella
segreteria organizzativa
Chiara Maniscalco, Serena Bella, Giulia Mariani
ufficio stampa
Gioia Sgarlata
catalogo
a cura di Agostino
De Rosa, Alessio Bortot e Imago
rerum
testi
Alessio Bortot
Pietro Cannella
Lauretta Colonnelli
Maria Francesca Martinez Tagliavia
Roberto Lagalla
Damiano Rossetto
Lucia Gotti Venturato
foto
Christian Reina
rendering
Alessio Bortot, Università degli Studi di Trieste,
Gabriella
Liva, Università Iuav di Venezia,
Damiano Rossetto, Università Iuav di Venezia,
Imago
rerum, Università Iuav di Venezia
progetto grafico
Donato Faruolo
stampa
Priulla Print, Palermo
La mostra si propone di ricostruire l’universo poetico e al contempo scientifico di uno dei progetti più suggestivi del panorama internazionale di Land Art, il Teatro Andromeda, immaginato e realizzato in tre decenni dal pastore e scultore Lorenzo Reina sulla cima di un colle dei Monti Sicani, ma affacciato sullo spazio geografico e celeste. In esposizione, oltre alle straordinarie foto scattate in questi anni da Christian Reina, saranno presenti i rilievi e i modelli digitali del complesso eseguiti, nel corso del 2023/2024, dall’Università Iuav di Venezia e dall’Università degli Studi di Trieste, che mostreranno anche gli allineamenti celesti – solstiziali ed equinoziali – di alcuni suoi elementi tettonici e decorativi, che ne fanno un vascello stellare in viaggio verso il cosmo infinito.
Lorenzo Reina (Agrigento, 1960) iniziò la costruzione del Teatro Andromeda nel 1984 sulle alture prospicienti il paese di Santo Stefano Quisquina in Sicilia. Una notte degli anni ’70 Reina, allora pastore sull’altipiano, immaginò mirando incantato la costellazione di Andromeda, le pecore dormienti disposte tra i prati proprio come le 108 stelle visibili in cielo. La prima fase costruttiva previde la definizione del giusto orientamento del futuro teatro secondo l’asse est-ovest, come nelle più antiche tradizioni legate alla fondazione di edifici sacri. Questa operazione venne supportata dalla presenza in sito, da tempi remoti, di una grande pietra simile nella forma a un geoide, tutt’oggi visibile e definita ‘Pietra Madre’, impiegata per stabilire l’allineamento con il sole al tramonto nel giorno del solstizio d’inverno. Nella primigenia fase costruttiva venne spianato il versante della collina esposto a ponente, quello che più si apre al paesaggio verso l’infinito, per alloggiarvi lo spazio della scena caratterizzato da un palcoscenico ellittico di ridotte dimensioni, realizzato in pietra e sopraelevato di qualche decina di centimetri. Sul versante opposto, quello a levante, nella porzione di terreno che dolcemente sale verso l’area ospitante la Pietra Madre, vennero collocate le sedute della platea formate ciascuna da due blocchi parallelepipedi di pietra sabucina sovrapposti, ruotati l’uno rispetto all’altro di 45°. Tra il 1990 e il 1995, con l’ausilio di una mappa celeste e di un reticolo ligneo, le 108 postazioni vennero collocate a formare la contro-proiezione a terra delle stelle della costellazione di Andromeda con maggior magnitudine, lontane circa 97 anni luce dal nostro pianeta. Negli stessi anni questi primi elementi vennero circondati da un muro di cinta a secco realizzato con pietre irregolari: una sorta di peribolo dal sapore miceneo di forma vagamente trapezoidale, caratterizzato da alcune aperture orientate dall’artista secondo principi archeo-astronomici. Il teatro Andromeda stringe infine un ulteriore legame archeo-astronomico con il solstizio d’estate: il sole al tramonto in quel giorno cala dietro un grande volto scolpito (la Maschera della Parola posta a meridione, in prossimità dell’accesso principale) e lentamente attraversa, per cinque minuti circa, il foro stenopeico formato della sua bocca aperta.
Se immutati sono rimasti gli allineamenti celesti descritti, altrettanto non si può dire degli elementi tettonici del complesso: a partire infatti dall’ottobre del 2022, assecondando un fuoco creativo, ma anche l’esigenza di rendere più stabile la struttura lapidea, Lorenzo Reina ha deciso di seppellire il teatro arcaico per edificare al di sopra la sua versione definitiva. Lo spazio scenico è stato ingrandito e reso circolare, mentre il precario recinto in muratura a secco sostituito con ciclopici blocchi in calcarenite giallo-dorata di Sicilia; il sedime della platea, infine, è stato ricoperto con l’azolo, una particolare qualità di sabbia grigio-nera, tipica dell'area etnea, qui impiegata per ridurre gli effetti abbaglianti dell’intensa luce diurna. Il Teatro Andromeda è un’opera in fieri, in continua trasformazione. Forse, non avrà mai fine.