La produzione degli spazi della nuova urbanità post-metropolitana: modelli concettuali e un’analisi empirica nel caso veneto

responsabile: Luciano Vettoretto

responsabile: Luciano Vettoretto

 

durata: 12 mesi

termine previsto: 31 dicembre 2017

finanziamento: un assegno di ricerca + 1.500 euro

tipologia: call di dipartimento

fonte di finanziamento: call 2016 Dppac
Linea di finanziamento 1.a “Progetti di ricerca con assegno”

 

descrizione del progetto

Il progetto propone la definizione di un modello concettuale di analisi delle forme e processi di produzione e usi dello spazio a partire dal quadro teorico sulla planetary urbanization e delle fenomenologie post-metropolitane, e la sua applicazione empirica in due contesti veneti significativi (da selezionare).

Mentre le analisi disponibili si muovono in genere dall’alto verso il basso (a livello mondiale, di megaregions, megacities o di global city regions), sono ancora poco frequenti, e poco definite da un punto di vista metodologico, le esperienze che riflettono sui processi di diffusione e produzione dell’urbano (nel senso di Lefebvre) alle scale minori e nei territori che il tradizionale paradigma del “citysm”, basato sulle usuali dimensioni della densità, dimensione ed eterogeneità, in sostanza escludeva o isolava. Nel caso italiano, se si escludono le analisi di Dematteis sulla metro-montagna e la lettura di De Candia sulla Gallura come spazio post-metropolitano, non si trovano altre esperienze significative.

Il progetto si situa dunque a questo livello, ed esprime in tal senso la propria originalità rispetto allo stato dell’arte. Per pervenire a tali risultati, il progetto prevede un’articolazione in tre fasi: la lettura critica delle esperienze di analisi empirica sulle nuove forme dell’urbanità e dell’abitare; la definizione di un modello concettuale ed empirico di analisi, basato sull’indagine sul campo di luoghi e pratiche spaziali, immaginari e rappresentazioni sociali dello spazio, azioni e politiche; l’applicazione empirica di tale modello.

Dal punto di vista dell’utilità pratica (ai fini delle politiche), la ricerca offre inoltre un contributo alla questione delle “aree interne”, definite nelle politiche nazionali, sulla base delle riflessioni di Fabrizio Barca, come ambiti strategici di intervento nel quadro di una nuova politica europea di coesione place-based.

 

obiettivi

L’obiettivo del progetto è esplorare il senso e la tenuta nel caso italiano delle concettualizzazioni ormai molto accreditate della planetary urbanization e della post-metropolis, di produrre un modello di analisi empirica coerente con il quadro concettuale citato, di applicarlo in situazioni significative del territorio veneto (che appare molto interessante nella prospettiva concettuale che viene assunta), e di diffondere i risultati di ricerca a livello internazionale attraverso la pubblicazione di un saggio in lingua inglese in una rivista internazionale ISI.

Come indicato nel paragrafo sullo stato dell’arte, i contributi sono ancora alquanto parziali, sia per quanto riguarda, in generale, la costruzione di un adeguato “disegno di ricerca” che, per quanto riguarda il caso italiano, di adeguati affondi empirici.

Si può disporre di un quadro di analisi quantitativa alquanto articolato, costruito sulla base delle fonti statistiche ufficiali, ma al contempo di modesta utilità per le domande di ricerca emergenti. L’informazione statistica è pensata soprattutto per la descrizione di stock – abitazioni, popolazioni, attività ecc. – piuttosto che di flussi di persone, merci, beni, servizi, informazioni, idee che strutturano e producono lo spazio contemporaneo. Né è possibile, dati tempo e risorse disponibili per questa linea di finanziamento, compiere operazioni empiriche rispetto ai cosiddetti big data (flussi telefonici satellitari, entrate/uscite dalle stazioni metropolitane e dai nodi ferroviari, flussi di informazioni tra server, reti di attività, imprese, soggetti indagati a partire da social networks o data bases come Linkedin ecc). Mentre cominciano alcuni esperimenti soprattutto da parte di studiosi statunitensi su queste fonti, impostare in Italia, ove l’open access alle informazioni appare alquanto problematico, operazioni simili richiede investimenti molto cospicui.

Peraltro, l’esplorazione delle ipotesi messe in campo dai teorici della planetary urbanization e della post-metropolis, prevalentemente fondate sull’opera di Henri Lefebvre, non ha ancora trovato una concettualizzazione empirica condivisa per analisi di tipo qualitativo, più pertinenti di quelle quantitative rispetto al quadro teorico. La questione principale che è messa in gioco è l’inadeguatezza della categoria di città (come definita classicamente e tradizionalmente in termini di densità, dimensione ed eterogeneità) a rendere conto della trasformazione urbana contemporanea. Questo, da un lato, implica che la città (nel senso tradizionale) è diventata solo una delle possibili fenomenologie dell’urbano definito piuttosto dalle potenzialità ed effettualità degli incontri, delle compresenze e delle simultaneità (elementi, questi, che possono essere favoriti da una maggiore densità, ma, al contempo, produttori di densità multiformi e temporalizzate), che mettono seriamente in discussione alcune categorie consolidate, come quella di centralità (non più centralità geografica e stabile ma centralità di eventi e interazioni temporalizzate in ritmi urbani complessi). In questa prospettiva, gli strumenti tradizionali mostrano molti limiti, mentre assumono un rilievo preminente le osservazioni sul campo dei processi di produzione dello spazio: pratiche sociali, attivazioni locali, percezione dello spazio e mediazioni di significato nella percezione/uso dello spazio, spazi di rappresentazione plurimi, disgiunti, multiformi, rappresentazioni dello spazio anche come dispositivi di controllo e regolazione sociale (tra cui, le retoriche influenti sulla competitività, globalizzazione, sicurezza ecc).

L’attenzione alle pratiche e ai quadri di senso è altresì un modo per pensare al rapporto tra economie e territori, sull’onda lunga di una trasformazione profonda, dove si giocano da una parte una dimensione di estraniazione e di estraniamento che risponde a una logica “estrattivista” della fase economica attuale, e dall’altra le possibilità concrete e reali di sussistenza se non di vera e propria sopravvivenza delle città e dei territori, anche in contesti come quelli italiani che appartengono al mondo “sviluppato” e “avanzato”. Le città e i territori sono sempre più condizionati, se non propriamente governati, da dinamiche economiche eterodirette, dove si muovono soggetti sovralocali spesso al di fuori della portata di controllo o di regolazione dei soggetti, anche politici e di governo, locali. Spesso le realtà economiche locali inseguono esse stesse per prime modelli eterodiretti, che però risultano impoverenti sia delle risorse sia delle capacità culturali e produttive locali. D’altra parte, esistono soggetti, pratiche e processi produttivi, economici e sociali a un tempo, che provano a percorrere strade differenti, e che si possono rivelare rigenerative per le città e i territori, e in questo senso anche più durature e più significative per i territori in considerazione. La sfida è molto alta e molto difficile, e pochi sono i soggetti nazionali (dai governi delle città alle Regioni) e internazionali (dall’UE all’OCSE) che si sono interrogati su questa prospettiva.

L’utilità pratica, in termini di ideazione di politiche, è molto evidente soprattutto nel caso delle “aree interne”, definite, nei documenti ufficiali e nelle riflessioni di Fabrizio Barca, come uno dei luoghi dove sperimentare nuove forme di politiche di sviluppo locale place-based (l’ipotesi che avanzo è che tutto ciò abbia connessioni forti con i temi della “nuova urbanità”) nel quadro di un ripensamento delle politiche di coesione dell’UE.

In definitiva, l’obiettivo della ricerca è declinare un modello empirico, di tipo qualitativo, che consenta di valutare l’ipotesi della planetary urbanization, ricercando l’urbano in situazioni normalmente definite, secondo le categorie tradizionali, non-urbane. Da questo punto di vista, la prospettiva di ricerca sembra mostrare, rispetto allo stato dell’arte, alcuni tratti di originalità, soprattutto per quanto riguarda il caso italiano.

 

assegnista

Matteo Basso