Gli esiti del “federalismo urbanistico”: un bilancio dell’applicazione della legge regionale Veneto n. 11-2004. Alla ricerca dell’interesse generale

responsabile: Chiara Mazzoleni

responsabile: Chiara Mazzoleni

 

 

 

durata: 12 mesi 


termine previsto: 31 ottobre 2014


finanziamento: 3.000 euro 


tipologia: call di dipartimento


fonte di finanziamento: Call 2013 Dppac

 

Trascorsi dieci anni dall’entrata in vigore della legge regionale n. 11/2004, è possibile valutare gli esiti della riforma della strumentazione urbanistica nell’ambito dell’ordinamento regionale veneto. Da un primo bilancio della transizione dal modello “regolativo” al nuovo modello “strutturale” della pianificazione emerge un quadro segnato da una tendenziale “inefficacia” degli strumenti di governo dell’assetto del territorio, il quale si traduce in una prassi caratterizzata da un forte opportunismo delle regole, nonché dal progressivo snaturamento del patrimonio consolidato di conoscenze tecniche e disciplinari. 


Ciò si manifesta specialmente nello strumento operativo che costituisce il “luogo” funzionale all’adattamento delle direttive e degli indirizzi enucleati dalla componente strutturale rispetto alle aspettative degli interessi territorialmente rilevanti – soprattutto quelli di natura proprietaria – che, premendo per ricevere soddisfazione, producono “usura” del territorio. 
A partire dall’approfondimento di casi studio rappresentativi di una prassi diffusa, verranno quindi approfonditi gli specifici contenuti degli strumenti di piano (Pat, Pi) in relazione alla relativa efficacia, ricostruendo il processo decisionale lungo l’iter procedimentale di formazione, adozione e approvazione dei piani, anche alla luce degli atti di indirizzo regionali, alla prassi e ai soggetti pubblici e privati coinvolti. In questa prospettiva, una particolare attenzione si dedicherà alla disamina degli orientamenti espressi di recente dalla giurisprudenza amministrativa, con riferimento alla materia del “governo del territorio”. Ciò in vista della ricostruzione del contenuto e dell’effettiva portata applicativa di alcune categorie giuridiche rilevanti nell’ambito dei procedimenti pianificatori (dall’“interesse pubblico”, alla “discrezionalità amministrativa e tecnica”).



 

La ricerca si propone di ricostruire e analizzare criticamente il rapporto tra obiettivi dichiarati (dalle opzioni di politica del diritto, dalle disposizioni normative di fonte regionale e dagli strumenti urbanistici), in riferimento ai temi cruciali della pianificazione territoriale (tra i quali la cattura del plusvalore generato dalla trasformazione degli usi del suolo, la tutela di sistemi ambientali sempre meno capaci di rinnovare spontaneamente il proprio ciclo naturale, il coinvolgimento dei cittadini nelle scelte di governo del territorio) e gli effetti concretamente prodotti dagli stessi piani e, per altro verso, dal sistema derogatorio. 


Si tratta di un primo e, anche per questo, del tutto originale bilancio dei processi pianificatori in atto nel Veneto, che pone l’accento sugli esiti della riforma degli strumenti urbanistici del 2004, attraverso il contributo e il necessario contemperamento tra più competenze disciplinari (in particolare quelle urbanistiche e giuridiche). Si intende inoltre evidenziare i limiti del nuovo modello di pianificazione fondato sul paradigma strutturale/operativo non solo in relazione agli obiettivi enunciati nella legge istitutiva ma anche rispetto agli orientamenti maturati in sede giurisprudenziale e alle acquisizioni dei saperi tecnici, tra i quali in particolare quelli che attengo al controllo e al monitoraggio (Vas).



 

partecipanti

Tommaso Bonetti

Mariarosa Vittadini