Accaparramento della terra nei paesi emergenti: determinanti e problematiche economiche, sociali ed ambientali

responsabile: Margherita Emma Turvani

responsabile: Margherita Emma Turvani

 

 

 

durata: 12 mesi 


termine previsto: 15 febbraio 2014


finanziamento: 23.400,00 euro 


tipologia: call di dipartimento


fonte di finanziamento: call 2013 Dppac

 

Il termine land grab, letteralmente “accaparramento di terra”, è stato recentemente coniato per indicare una fase relativamente nuova del processo di internazionalizzazione. La delocalizzazione produttiva e l'acquisizione di terreni in paesi ricchi di aree coltivabili e di risorse idriche sono le due principali caratteristiche del land grabbing. Secondo il Worldwatch Institute, dal 2000 al 2010 sono stati venduti o affittati a investitori privati e pubblici oltre 70 milioni di ettari di terra, con un picco nel 2009. L'obiettivo è quello di espandere la produzione agricola e/o di agro-combustibili. L'Africa è il contenente maggiormente coinvolto nel fenomeno, seguito dall'America Latina, dall'Asia Centrale e dal Sud Est asiatico. Gli investitori possono essere suddivisi in due categorie: da un lato troviamo i paesi emergenti, come il Brasile, l'India, la Cina, l'Indonesia, la Malaysia e la Corea del Sud, i quali rilevano terreni nello stesso Sud del mondo; dall'altro, vi sono i paesi ricchi di risorse finanziarie come l'Europa, il Giappone, gli Stati Uniti, ma anche le stesse Cina e Corea.


Il land grab ha dato vita ad una sorta di ‘commercio virtuale di terra’, che è possibile definire, in analogia con il concetto di acqua virtuale (virtual water) sviluppato da Allan (1993), come la quantità di terra richiesta per produrre una determinata quantità di beni agricoli. A seguito dell'acquisizione di terra, essa risulta perciò essere indirettamente 'importata' o 'esportata' attraverso il commercio dei beni prodotti su quella stessa terra.


L'acquisizione di terreni non è solo un fenomeno in espansione su scala globale, ma anche una realtà complessa che richiede un'attenta analisi delle sue diverse sfaccettature, dato il carattere peculiare della risorsa terra. Inoltre, le implicazioni socio-economiche e ambientali per i paesi coinvolti sono di natura contrastante. Da un lato, gli investimenti nei paesi ricchi di risorse naturali, le cui potenzialità non sono sfruttate a pieno, possono facilitare il trasferimento tecnologico e favorire l'aumento della produttività dei settori agricoli. Dall'altro, i rischi legati allo sfruttamento delle risorse naturali, in assenza di quadri regolatori, e le ricadute sociali sui piccoli agricoltori, a cui la terra viene espropriata e la cui proprietà non è facilmente identificabile, sono notevoli.


L'Europa si inserisce in questo quadro in relazione alla politica energetica comunitaria e degli stati membri, che ha comportato un aumento della domanda di "cash crops". La direttiva 2009/28/EC sulle energie rinnovabili (RED, "Renewable Energy Directive") stabilisce infatti, (i) che entro il 2020 il 20% dell'energia consumata nei paesi membri debba provenire da fonti rinnovabili e (ii) l'obiettivo vincolante del 10% di consumo di biocarburanti nel settore dei trasporti. Il raggiungimento di questi obiettivi richiederà una notevole espansione della produzione di biocarburanti.


In questo contesto, il presente progetto di ricerca si pone l’obiettivo di identificare e investigare i potenziali rischi e benefici del land grabbing, soprattutto in ambito ambientale. Le principali domande a cui si cercherà di rispondere sono:


- Cosa ha favorito l’emergere e lo sviluppo del land grab su scala mondiale ed in Europa in particolare? Come vengono scelti i paesi target dai diversi investitori? 


- Quali sono le principali implicazioni socio-economiche nei paesi coinvolti? Quali sono i trade-off tra la sicurezza alimentare ed energetica locale e quella dei paesi investitori? Qual è il ruolo delle istituzioni comunitarie e nazionali?


- Quali sono le principali esternalità in ambito ambientale? In particolare, quali sono gli impatti sulla terra e sulle risorse idriche locali? 


- È possibile parlare di importazioni di terra e acqua virtuale da parte dei paesi investitori? E’ possibile quantificarle per capire la portata del fenomeno e le sue implicazioni?


- Che ruolo dovrebbero avere le istituzioni comunitarie e nazionali nella fase di definizione dei contratti e/o nella fase di sviluppo e regolazione? Nel periodo indicato, l’assegnista ha lavorato al progetto “The role of Europe in land deals: understanding the food-energy-water security nexus” tra Fondazione Enel, Politecnico di Milano, Venice International University e Università Iuav di Venezia (con il coordinamento scientifico della Prof.ssa Margherita Emma Turvani) come unico team member dell’Università Iuav di Venezia.



 

obiettivi

1. Pubblicazione di un working paper, disponibile dal 1° aprile 2014 sul sito della Fondazione ENEL


2. Presentazione in conferenze, tra cui la Stockholm World Water Week


3. Pubblicazione di un paper scientifico di prossima sottomissione, co-autorato con la Prof.ssa Margherita Turvani, Giuseppina Siciliano (Fondazione ELEN) e Prof.ssa Cristina Rulli (Politecnico di Milano)


4. Stesura di una mappa degli stakeholder relative al fenomeno delle acquisizioni di terra


5. Stesura di un policy brief



 

assegnista di ricerca

Marta Antonelli