Prospettive analoghe
Dall’analisi
al progetto
La parola prospettiva
rimanda ad un orizzonte scientifico e rinascimentale in cui precise regole
normano il salto tra lo spazio reale e quello del disegno. Se però utilizziamo
il plurale – prospettive – ecco che tutto sembra cambiare: il salto
storico è notevole e ci proietta in un ambiente più novecentesco, tra la linea analitica [CORSIVO] della storia
dell’arte e la difficoltà esistenzialista di applicare definizioni
indelebili alle cose.
Lo slittamento semantico
tra la parola prospettiva e il suo plurale è dovuto allo spostamento del punto
focale tra le due. In una singola prospettiva, infatti, si apprezza la
rappresentazione dell’oggetto nello spazio del disegno, mentre quando si
hanno diverse prospettive il rappresentato non è più solo. Ad esso si affianca
una mano, un rapporto, un modo particolare di rappresentare. Le scelte del
soggetto diventano dunque più visibili grazie ad un meccanismo di confronto
continuo, inconscio ma inevitabile, tale da creare ‘un terzo’
capace di trasmettere nuovi significati tra l’osservatore e
l’oggetto.
La tesi di cui questo
elaborato grafico è parte parla del complesso di San Biagio a Vicenza: ex
convento, ex carcere e oggi quasi completamente abbandonato tranne che per lo spazio
dell’antica chiesa, dove trova spazio un’autorimessa multipiano. La
memoria del luogo si è perduta in modo proporzionale al progressivo abbandono
dell’area e all’inesorabile deterioramento fisico dei suoi edifici.
Si rende quindi necessario, prima di un recupero funzionale e architettonico
del luogo, la sua reintroduzione percettiva all’interno del tessuto
urbano.
Il disegno è
riassuntivo perciò di un percorso di analisi delle diverse rappresentatività
– visiva, culturale e storica – del complesso e dei suoi singoli
elementi, oltre che delle molteplici stratificazioni urbane dovute
all’insistenza dell’area all’interno del centro storico
cittadino. Un unico disegno, dunque, che nasce come rimontaggio di frammenti
(prospettive) ma che implica immediatamente una nuova narrazione: per analogia
si pongono in stretto rapporto visivo diversi elementi attraverso salti di
scala e l’utilizzo di diverse tecniche rappresentative. In questo modo,
quasi inconsciamente per lo spettatore, si sposta il focus tra l’oggetto
rappresentato e le scelte di rappresentazione, indirizzando lo sguardo verso
una narrazione nuova.
Tale narrazione dello
spazio è sintetica del percorso di studio fatto, ma introduce inevitabilmente
un’istanza progettuale, creando un’immagine inedita dell’esistente,
un percorso ideale volto alla riscoperta di un luogo oggi privato della sua
memoria.
Tappe del percorso
ideale:
Esperienza. Fronte monumentale in affaccio sul
fiume
Il fianco della chiesa
e il campanile permettono la riconoscibilità del complesso a distanza. Essi
nascono con una vocazione di rappresentatività valida ancora oggi: sono la
scena costruita in corrispondenza di Ponte Pusterla.
Interruzione. Principale accesso all’area
carceraria
L’interruzione
del percorso avviene attraverso l’accentuazione e la precarietà della chiusura
del varco principale. Lo spettatore assiste ad un ossimoro: la rappresentazione
di un accesso inesorabilmente negato.
Sguardo. Torretta di controllo del carcere
L’elemento
– visibile ma non accessibile – diventa il punto di partenza di una
vista immaginaria all’interno del complesso, negata al piano stradale.
Essa nasce con uno scopo meramente funzionale, ma, rivelandosi come
un’eccezione nel tessuto urbano, acquisisce dei connotati di
rappresentatività.
Analisi. Fronte porticato del chiostro
Lo studio analitico
del fronte interno del convento, cuore del complesso, è il passaggio successivo
di tale percorso ideale. Esso racchiude il maggior grado di stratificazione:
ogni epoca e cambio funzionale della fabbrica sono qui rappresentati attraverso
un diverso linguaggio formale. L’avanzato stato di degrado dei chiostri
non può che essere l’inizio di un nuovo percorso verso il loro
salvataggio.
Conoscenza. Modello di studio
Lo studio sintetico
del complesso e la sua restituzione grafica sono il culmine del percorso di
analisi e l’inizio di un percorso progettuale. Ora la percezione dello
spazio è cambiata rispetto a quella iniziale e la conoscenza
‘astratta’ è preponderante su quella visiva.
riferimenti
- Guy Debord e la Psicogeografia
- M. Dirani Mistrorigo, La chiesa ed il convento di San Biagio
Nuovo, Accademia Olimpica, Vicenza 1988
- M. Garracci, Piranesi. La fabbrica
dell’utopia, MicroMega, 23 Agosto 2017
- A.
Rossi, La città analoga, Lotus, 1976
- La
tavola è parte della mia tesi di laurea: Disclosing Community. Ex complesso di San Biagio a Vicenza come parentesi urbana.
Narrazioni di un progetto. (Relatrice: prof.ssa Emanuela Sorbo)