Undergraduate and graduate programmes offered by the University iuav of Venice:

The Garden Cities of To-morrow (Post Covid-19 edition)

 

 

Rilettura dello spazio pubblico delle cittā giardino

“Una cittā giardino č concepita al fine di assicurare alla popolazione sane condizioni di vita e di lavoro. Le sue dimensioni devono essere opportunamente sufficienti per permettere il pieno sviluppo della vita sociale […]” (Howard, 1919).

 

A pių di 100 anni dalla sua formulazione, la Cittā Giardino (The Garden City) č ancora un modello di cittā che puō offrire spunti per la risoluzione delle questioni urbane insorte negli ultimi mesi.

L’emergenza sanitaria non ha solo modificato gli spazi privati, in cui abbiamo passato la quarantena, ma ha anche posto restrizioni e nuove regole per la fruizione di luoghi pubblici e comunitari. Il distanziamento sociale richiesto si traduce, alla scala urbana, come una richiesta di espansione dello spazio interpersonale e quindi di modificazione degli spazi della cittā.

 

La definizione di spazio pubblico non č statica, ma cambia nel tempo e nello spazio, modificandosi al variare della societā, della cultura, della tecnologia e delle necessitā. Al fine di rispondere alla questione urbana post-pandemica risulta interessante guardare alle forme progettate delle Garden City in quanto modello di cittā salubre.

 

L’analisi del caso di Marghera per la tesi magistrale Learning from Marghera, appunti per una cittā interculturale (2020) ha permesso di comprendere la relazione tra pratiche di integrazione e spazi pubblici, tra dimensioni e pratiche di appropriazione dello spazio.

 

Come Milanino, Rostagno Solvay e Milano Marittima, Marghera č una cittā costruita in Italia nel ‘900 seguendo l’idea delle Garden Cities di Howard. Queste cittā o quartieri sono concepiti sulla base di una rete di spazi pubblici continua e capillare, in cui la struttura urbana č composta prevalentemente da viali alberati e pedonali, con una successione di parchi e marciapiedi larghi 4-6 metri, che si ampliano ulteriormente in prossimitā di scuole, impianti sportivi, bar e altri servizi pubblici e comunitari.

 

Nel caso preso in analisi, l’ampiezza in prossimitā dei servizi e delle attivitā commerciali, da un lato, gioca un ruolo fondamentale per l’integrazione, in quanto crea un susseguirsi di luoghi dello stare che diventano luoghi d’incontro; dall’altro le dimensioni degli spazi risultano essere una caratteristica rilevante anche per il distanziamento richiesto dalla situazione pandemica vissuta.

La necessitā di luoghi d’attesa, sia per i servizi ma anche per le attivitā commerciali, si č riversata sugli spazi pubblici, che, nel caso di Marghera, hanno saputo rispondere positivamente grazie alle proprie caratteristiche dimensionali.

 

Dalla pandemia emerge quindi la necessitā di nuovi luoghi urbani, gli spazi di prossimitā. Con tale espressione si intendono tutti quegli spazi limitrofi ai servizi, alle attrezzature e ai luoghi collettivi: spazi urbani di incontro, spazi di relazione.

 

Confrontando i vari esempi di cittā/quartieri giardino d’Italia, č possibile notare come questi spazi, assieme al sistema del verde pubblico, risultino essere una costante e un elemento distintivo della loro struttura urbana.

 

Č possibile, quindi, che la cittā giardino, concepita come cittā salubre e vivace, offra esempi reali che potrebbero fornire nuovi spunti progettuali per la cittā post-Covid?

 


 



 



 





 

 

bibliografia

 

E. Howard

Garden cities of to-morrow, London, Faber and Faber, 1945

 

P. Wood, C. Landry,

The intercultural city, Planning for diversity advantage, London, Earthscan, 2008