Terreno Comune – La strada
Questo primo numero di Terreno Comune nasce per stimolare contaminazioni e confronto, proponendo uno spazio di incontro tra diversi immaginari, esperienze e dimensioni culturali, a partire da un unico tema comune: la strada.
La strada è stata proposta sia nei suoi connotati metaforici ed esistenziali, sia nella sua dimensione concreta di spazio con cui tutte le discipline del progetto che in Iuav trovano espressione si confrontano.
Ne è risultata una pubblicazione eterogenea, rappresentativa di una molteplicità di visioni ed interpretazioni nei confronti di un tema difficilmente esauribile.
Presa in analisi nella sua accezione più fisica e formale, la strada è analizzata nello scritto di M. Sanguanini in un paragone con l’anatomia del sistema cardiovascolare. In un susseguirsi di diramazioni, incroci e percorsi paralleli, questa contribuisce alla definizione di un paesaggio in cui architettura, natura e persone si fondono e si influenzano dando vita a narrazioni continue. Sulla relazione tra ambiente costruito ed esperienza sensibile dell’individuo si sofferma A. Malaguti, che come studente di arti visive propone una visione critica riguardo i valori dell’architettura del contemporaneo e una nuova possibile via nell’insegnamento delle discipline progettuali.
E. Neri, V. Pastorelli e V. Donà scelgono lo scatto fotografico come mezzo di espressione: V. Pastorelli ed E. Neri lo intendono come documentazione e racconto della vita in strada in un continuo intreccio tra politica, vita urbana e quotidianità; V. Donà si chiede, attraverso una raccolta di fotografie di viaggio, cosa sia effettivamente una strada.
Un’interpretazione in ambito veneziano del tema è oggetto di un’altra serie di contributi. Lo studente Erasmus A. Aksakal partecipa con un’opera che declina il tema della strada in una riflessione sui problemi sociali ed economici della città, mentre B. Bordoni nel suo testo narra di una comunità clandestina che nasce dagli aspetti più contraddittori di una Venezia contemporanea. C. Baldin, J. Calafati e A. Sala si propongono di far rivivere l’isola mediante un progetto in cui il gioco diventa un mezzo di riappropriazione dello spazio cittadino. A. Ceresa si focalizza su un lato inusuale della città di Venezia: quello del writing, che si appropria dello spazio delle calli donandogli nuova vita.
F. Ahmadvand e J. Calafati parlano invece di una componente sociale fantasma che diventa il fulcro di un progetto di rigenerazione urbana dell’area industriale di Marghera.
Publication #1:
the road
The first product of
Terreno Comune is a paper and digital issue dedicated to the road, intended
both as an object and an abstraction, as a journey and as a training, as a
place where ideas often meet.
indice
Sistema cardiovascolare urbano >>
Minerva Sanguanini
abstract
Creando un paragone tra sistema cardiovascolare e infrastrutture si analizza l’assetto della rete stradale dei centri abitati. Di seguito, in riferimento al testo di Rudofsky, si pone l’attenzione sui problemi legati alla strada.
Strade possibili di orientamento etico alle discipline del progetto >>
Andrea Malaguti
abstract
In questo breve contributo si proverà a trattare di strada che, allontanandosi, si fa paesaggio, fisico e psichico.
La strada dell’esistenza e delle nostre sensazioni, che si fanno vita, mediante anche la forma dei luoghi che viviamo.
Els
carrers >>
Emma Neri
abstract
La fotografia viene usata come strumento per testimoniare e pensare, come lente di ingrandimento per approfondire temi e analogie. Un capo chinato, un edificio maestoso, una strada in fiamme diventano emblemi di riflessioni che sfondano le immagini stesse, portando l’osservatore al di là dei pixel. Mostrano luoghi che, come corpi con cicatrici, si fanno palinsesto di avvenimenti che, una volta catturati, ne avviano la narrazione.
Valerio Pastorelli
abstract
Cos’è “Sights Without Signs”: metaforicamente è un megafono, che in tempo di protesta risponde all’esigenza dei manifestanti di racchiudere la moltitudine di voci in un unico grido collettivo, e sono dei microfoni celati agli occhi del pubblico, che diventano testimoni di frasi private, scuotendo la quotidianità. Nel concreto è un progetto volto a testimoniare la realtà del campo profughi palestinese di Burj Al Shemali, in Libano, attraverso la produzione di materiale audiovisivo ad opera degli stessi residenti del campo, poi raccolto ed esposto in varie città italiane e libanesi. Cerchiamo di testimoniare realtà esistenti ma volutamente ignorate e allo stesso tempo di ampliare le prospettive di visione sul reale. Diamo la possibilità ad altri, magari studenti di questa Università, di allargare il loro campo d’azione e portare i loro progetti in luoghi, dal mio punto di vista, ancora troppo poco raggiunti.
Veronica Donà
10sqm
>>
Arhun Aksakal
abstract
The 10-part
installation of neoprene and impregnated spruce wood, each measuring 100x100cm,
presents a black unpainted canvas or a waterproof raft. Here, Arhun Aksakal
plays with the ambiguity of the object and addresses the speculation in the real
estate sector as well as in the geo-ecological challenges for the future.
Barbara Bordoni
abstract
A
partire dal tipo di identità gypsy e
queer, Laura Corradi ricorda come «essendo collettività senza Stato, sia
le persone zingare sia le persone queer non hanno paese, eserciti o confini
stabiliti. Le bandiere zingare come le bandiere queer, rappresentano
luoghi dell’anima. Le persone zigare sono state definite queer,
bizzarre, strane, straniere. Queer è
per definizione qualunque cosa sia in contrasto con il nomale, il
legittimo, il dominante. È un’identità senza essenza. Il termine queer
non si riferisce a una identità personale, quanto, piuttosto, a un
posizionamento rispetto alla norma.
Carlo Baldin, Jacopo Calafati e Alessia Sala
abstract
Venezia può vivere attraverso il gioco. Il campo diventa uno spazio vivace in cui la dimensione ludica rappresenta lo strumento di reinterpretazione e ricostruzione dell’identità comunitaria della città.
Pasticche >>
Andrea Ceresa
abstract
La città di Venezia è uno spazio complesso, composto di stili eterogenei. Oggi il processo di trasformazione sembra aver subito un rallentamento, ma i writer, che giungono come turisti, continuano ad arricchire lo spazio delle calli.
Faud Ahmadvad, Jacopo Calafati, Stefano Nuzzo, Ionut Popa e Nicola Stecca
abstract
“Do
It Yourself, Marghera” è un progetto di rigenerazione urbana fai da te,
fondato su una partecipazione sociale attiva. Immaginando una realtà in cui
scarti possano diventare una risorsa, si reinterpretano luoghi e contesti a
partire dalla loro dimensione umana, rendendo effettivi bisogni ed esigenze
rimasti finora ignorati.
direttore
Alessia Sala
caporedattore
Cesare Sartori
redazione
Laura Camerlingo, Rossana Didonna
progetto grafico
Anna Laura Pascon, Nicolò Tiepolo,
Valentina Bich Ngoc
Phung
social network
Anna Laura Pascon, Jacopo Calafati
testi in inglese
Anna Rebecca Schmalbach,
Massimiliano Trevisiol
ISBN 978-88-31241-00-7