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Pasticche

 

 

Nel 1438 una nave veneziana di ritorno da Costantinopoli con a bordo una delegazione di intellettuali bizantini approda a San Marco. Tra di essi anche il cardinale Bessarione. Circa trent’anni dopo l’illustre straniero deciderà di donare tutti i suoi libri alla città, uno straordinario corpus, ma si dovrà aspettare un secolo per vedere edificato il luogo che li accolga e li conservi: la Biblioteca Marciana.

Venezia nella storia è stata un punto di incontro e di passaggio per le genti più disparate e per i motivi più differenti, commerciali, politici e culturali, e continua ad esserlo, sebbene per motivi tendenzialmente differenti. Il risultato è semplicemente la città di Venezia (non ci sono degli aggettivi efficaci), la somma incalcolabile di questi passaggi, partenze, ritorni, soggiorni. La biblioteca si trova in piazza San Marco, di fronte a palazzo ducale, in parte alle due colonne con il leone e San Teodoro che accolgono chi giunge in città: è il segno concreto e visibilissimo del passaggio del cardinale bizantino nella laguna, oltre che essere un’opera di Jacopo Sansovino che l’ha progettata ed edificata.

 

Venezia oggi non è più quella Venezia: l’ansia conservativa dilaga, la forma della città si è irrigidita. La Basilica di San Marco non si trasforma perché nuovi lucenti marmi esotici sono aggiunti alle decorazioni, ma solo dietro l’azione dei restauratori arrampicati sulle impalcature. Anche altri tipi di intervento in spazio pubblico sono praticamente impensabili, a meno che non siano proposti da un nome che si autogiustifica (l’esempio lampante è il ponte di Calatrava, ma anche Joseph Kosuth sulla facciata della fondazione Querini Stampalia).

Dall’altro lato Venezia è rimasta la stessa perché il flusso di stranieri non si è arrestato, ed è anzi probabilmente cresciuto, ma ora quegli stranieri indossano abiti tutti pressoché simili e si chiamano ‘turisti’. Mi hanno detto che i veneziani sono circa 50mila, i turisti 25 milioni ogni anno. Nonostante tra questi si riconoscano le star del cinema al Lido, i grandi artisti della Biennale e i Pink Floyd qualche anno fa, è comunque difficile che venga lasciato un segno concreto nella città (che vada oltre l’indotto economico e le problematiche specifiche di ogni caso). Eppure c’è ancora chi lascia un segno a Venezia, un segno molto più modesto di un edificio, ma comunque rilevante, e gli autori non entrano in città passando per le due colonne affianco alla biblioteca marciana, ma probabilmente dal Ponte della Libertà.

 

Ѐ bello pensare ad una delegazione di style master da Berlino, da Parigi o dagli Stati Uniti, come fossero i nuovi intellettuali che giungono in città e lasciano il proprio tassello ad arricchire il mosaico, eppure la storia sembra più ad assomigliare a quella del russo che ha fatto il bagno in piazza San Marco durante l’ultima acqua alta, ma comunque solo fino a un certo punto.

Indistinti tra i turisti, molti writer sono passati per Venezia, e non è dato sapere le ragioni specifiche di ognuno, ma ciò è sufficiente a testimoniare l’attrazione che la città continua a esercitare. Comunque, a differenza dei tanti semplici visitatori, i writer, com’è inevitabile, assumono un ruolo attivo nel rapporto con la città e con lo spazio pubblico, proprio come facevano in passato le grandi personalità: è per questo motivo che le calli non si risparmiano di stupire neanche sotto l’aspetto dei graffiti*.

 

Sui cancelli, le serrande, le edicole e le porte si accumulano molti nomi noti della scena del writing internazionale e il mosaico che si compone ha il gusto di un pastiche, come la giustapposizione di colonne di marmi differenti all’entrata della basilica. Si percepisce un senso di ricchezza che scaturisce dall’eterogeneità e dalla quantità.

Con il materiale che si può raccogliere a Venezia si potrebbe riempire una fanzine: questo è il contributo di chi, vestito da turista, ancora trasforma lo spazio pubblico.

 

Ozmek è stato più volte in città, è uno dei maggiori bomber d’Europa e viene da Parigi, proprio come i PAL, una crew di cui si leggono i nomi di diversi componenti: Mosa87, Ilke, Sonik e Keno. Anche Neeno e André vengono da Parigi. Cause e Clint176 rappresentano la Berlino degli anni appena passati, mentre Techr, Igid e Peso sono tra i nomi più attuali. Remio rappresenta la costa ovest degli States, qualche anno fa era stato invitato a una jam in terraferma, mentre Adek è arrivato da New York nel 2018. Anche Visah dei MUL è statunitense e sotto qualche manifesto rimosso si possono ancora intravedere anche Twist e Amaze. E chissà chi altro ancora.

 

 

 

*Rimando a un altro momento il dibattito sulla problematicità di scrivere a Venezia, ma si può sicuramente dire che il writing a Venezia è molto più rispettoso e consapevole di certe politiche che riguardano la città.

 


 

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